Fisioterapista Bergamo

Intrappolamenti nervosi e neurodinamica

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INTRAPPOLAMENTI NERVOSI E NEURODINAMICA

Le sindromi da intrappolamento nervoso (sindromi da entrapment, talvolta chiamate anche neuropatie) rientrano tra le cause più comuni di disturbi come formicolio, dolore irradiato, debolezza o alterazioni della sensibilità.

Si tratta di condizioni in cui un nervo periferico diventa sensibile, in quanto compresso o irritato lungo il suo decorso, alterando la sua funzione e contribuendo alla comparsa di sintomi. Un approccio fisioterapico basato su valutazione individuale, test specifici e trattamento mirato può contribuire a migliorare la sintomatologia e favorire il recupero.

In questa pagina troverai informazioni essenziali per comprendere cosa sono le sindromi da intrappolamento nervoso, quando è utile considerare la fisioterapia, cos’è la neurodinamica e cosa dovrai aspettarti rispetto al decorso della patologia.

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Cosa sono le sindromi da intrappolamento nervoso?

Le sindromi da intrappolamento nervoso (o neuropatie da compressione) si verificano quando la funzione di un nervo periferico diviene alterata.

Sono comuni sintomi come formicolio, dolore e alterazioni della sensibilità. Se la funzione di conduzione degli stimoli nervosi diventa alterata è possibile sviluppare debolezza muscolare, ipotrofia, riduzione della sensibilità e alterazioni nei riflessi.

Il termine “sindromi da intrappolamento nervoso”, come vedremo di seguito, non è del tutto corretto, e sarebbe più appropriato parlare di quadri di “dolore neuropatico“, o “dolore da coinvolgimento delle strutture nervose“.

 

Differenza tra nervo infiammato, irritato, compresso

Come la dicitura “sindromi da intrappolamento” lascia intendere, spesso si fa riferimento a una causa puramente meccanica, tale per cui il nervo viene compresso e schiacciato lungo il suo decorso.

Tuttavia, è opportuno fare alcune precisazioni.

È vero che un nervo può essere soggetto a sollecitazioni meccaniche, come frizione, stiramento o compressione lungo il suo decorso. Tuttavia, non sempre la causa è puramente meccanica, né esiste una relazione diretta e proporzionale tra la quantità di compressione e l’intensità dei sintomi.

In molti casi entrano in gioco fattori funzionali, adattamenti neurofisiologici e meccanismi di sensibilizzazione del sistema nervoso, che contribuiscono alla percezione del sintomo e alla sua persistenza. Per questo è utile spostare il focus da un’idea strutturale (il nervo schiacciato) a una visione più ampia, che integri aspetti meccanici, funzionali e contestuali.

 

Cause più comuni

Le cause che stanno alla base delle cosiddette sindromi da intrappolamento possono essere molteplici:

  • cicatrici, aderenze, alterazioni tissutali post-traumatiche o post-chirurgiche;
  • movimenti ripetitivi o posture mantenute a lungo;
  • rigidità articolari o condizioni di ridotta mobilità;
  • fattori anatomici, come bande fibrose, salienze ossee, legamenti ispessiti…

La sintomatologia può essere influenzata da numerosi fattori oltre alla compressione meccanica. Studi recenti hanno evidenziato il ruolo significativo di elementi come lo stress cronico, un sonno di scarsa qualità o troppo breve, un ambiente lavorativo o familiare percepito come minaccioso o stressante…

Catastrofizzazione, timore del movimento (kinesiofobia), convinzioni errate sull’origine del dolore e mancanza di strategie di coping efficaci  sono tutti elementi che possono contribuire alla sensibilizzazione del sistema nervoso.

 

Patologie frequenti (tunnel carpale, piriforme, sciatica, nervo ulnare…)

Tra le sindromi da compressione nervosa più comuni troviamo:

  • Sindrome del tunnel carpale, che coinvolge il nervo mediano a livello del polso;
  • Sintomatologia glutea con possibile coinvolgimento del nervo sciatico (talvolta descritta come “sindrome del piriforme“);
  • Sindrome del canale cubitale, che coinvolge il nervo ulnare al gomito;
  • Intrappolamento del nervo radiale, a livello del braccio o del gomito;
  • Neuropatie da compressione del plesso brachiale o cervicale;
  • Sindrome del tunnel tarsale, che interessa il nervo tibiale posteriore nella regione del malleolo mediale.

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Quando sospettare un disturbo da intrappolamento nervoso

Le neuropatie periferiche si manifestano con sintomi che possono variare per intensità, localizzazione e durata. Possono presentarsi in modo subdolo o con sintomi non specifici, motivo per cui è utile una valutazione individuale attenta per distinguerle da altri disturbi muscolo-scheletrici.

 

Sintomi frequenti

Tra i segni e i sintomi più comuni riferiti dai pazienti troviamo :

  • formicolii o sensazione di “spilli” in una regione specifica;
  • dolore di tipo “elettrico” o bruciante;
  • sensazione di “acqua che scorre” o dolore riferito come “un cane che morde”;
  • sensazione di “una fasciatura stretta” o di “costrizione”;
  • alterazioni della sensibilità, come percezione ovattata o ipersensibilità;
  • variazioni di temperatura cutanea nella zona interessata;
  • debolezza muscolare localizzata;
  • peggioramento dei sintomi in determinate posizioni o durante movimenti ripetitivi.

 

Come si presentano le neuropatie periferiche

Queste condizioni possono esordire in modo graduale, con sintomi lievi e transitori che tendono a peggiorare con il tempo. In altri casi, il disturbo si manifesta in modo improvviso e acuto.

I sintomi spesso peggiorano:

  • durante la notte;
  • al risveglio;
  • dopo posture prolungate (es. gomito flesso, polso piegato, accavallamento della gamba).

 

Cos’è la neurodinamica e come funziona

La neurodinamica è un approccio fisioterapico che valuta la sensibilità meccanica del sistema nervoso periferico e la sua interazione con i movimenti corporei. I nervi, oltre a trasmettere impulsi, sono strutture fisiche che interagiscono con l’ambiente meccanico circostante.

 

Concetto di neurodinamica

In condizioni normali, un nervo è in grado di:

  • scivolare e adattarsi ai movimenti corporei,
  • tollerare una certa tensione meccanica,
  • mantenere una buona vascolarizzazione e conduzione nervosa.

Quando queste capacità vengono meno, il nervo può diventare più sensibile al movimento e alle sollecitazioni meccaniche. Questo non implica necessariamente un danno strutturale, ma può riflettere una maggiore reattività del sistema nervoso.

La neurodinamica, in ambito clinico, si propone di valutare questa sensibilità meccanica attraverso test specifici e, quando indicato, di intervenire con strategie terapeutiche che promuovano un miglior adattamento del sistema nervoso al movimento, nel rispetto delle soglie di tolleranza individuale e dell’evoluzione del quadro clinico.

 

Cosa sono i test neurodinamici

I test neurodinamici sono strumenti di valutazione utilizzati per esplorare la sensibilità meccanica del sistema nervoso periferico. Si basano su sequenze di movimenti articolari progressivi (es. spalla, gomito, polso, colonna, anca) che mettono in tensione specifici nervi lungo il loro decorso anatomico.

L’obiettivo dei test neurodinamici è osservare se i sintomi vengono evocati o modulati da queste manovre, in modo riproducibile e coerente con il quadro clinico. Una risposta positiva al test può suggerire un’alterata risposta del sistema nervoso a stimoli meccanici, indicando una sensibilizzazione, un’alterazione del movimento relativo tra i tessuti o una ridotta capacità di adattamento del nervo.

L’interpretazione del test deve sempre avvenire all’interno del ragionamento clinico, considerando contesto, storia e risposta del paziente.

 

Neurodinamica e trattamento

Il trattamento neurodinamico consiste in un insieme di strategie mirate a migliorare la capacità del sistema nervoso periferico di adattarsi al movimento e agli stimoli meccanici. Non si tratta di “liberare” fisicamente un nervo, ma di modulare in modo graduale la sua sensibilità, riducendo la risposta protettiva che può contribuire al dolore.

Gli interventi di neurodinamica si basano su esercizi attivi e movimenti che coinvolgono l’intero sistema neuromuscoloscheletrico.

Inizialmente si possono utilizzare tecniche a bassa intensità (come le posture di offloader o i movimenti di “gliding”, ovvero di scorrimento), per poi evolvere verso esercizi più impegnativi (come gli esercizi di tensioning), solo se ben tollerati dal paziente.

Il trattamento neurodinamico viene sempre inserito in un programma riabilitativo più ampio, che tiene conto del contesto individuale, dei fattori psicosociali, e dell’esperienza del paziente con il dolore. L’obiettivo non è soltanto la riduzione del sintomo, ma il recupero della funzione, il ritorno alle attività quotidiane e il miglioramento della qualità di vita.

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Il trattamento fisioterapico: come intervengo

Il trattamento non segue protocolli fissi, ma un percorso costruito sulla storia e sulle caratteristiche del singolo paziente. Ogni decisione terapeutica è il risultato del ragionamento clinico svolto sulla base di quanto emerso in fase di valutazione.

 

Anamnesi dettagliata

La prima parte della valutazione consiste in un colloquio approfondito, durante il quale raccolgo informazioni su:

  • natura, durata e andamento dei sintomi;
  • fattori aggravanti/allevianti;
  • hobby, abitudini lavorative e sportive;
  • farmaci e trattamenti già effettuati;
  • attività limitate dalla sintomatologia.

Questa fase è fondamentale per escludere patologie non trattabili in ambito fisioterapico e per direzionare il piano di trattamento successivo.

 

Valutazione, esame fisico e test specifici

L’esame obiettivo include test attivi e passivi, valutazione dei movimenti attivi e passivi e test neurodinamici per esplorare la meccanica e la sensibilità del sistema nervoso periferico.

In base ai risultati, vengono analizzati:

  • movimenti particolarmente provocativi,
  • posture che risultano dolorose e che aumentano il dolore riferito dal paziente,
  • reattività del sistema nervoso,
  • movimenti e posizioni riferite come allevianti.

 

Esercizio terapeutico

L’esercizio è uno degli strumenti centrali dell’intervento fisioterapico.

A seconda dello specifico caso, può includere:

  • esercizi neurodinamici graduati e controllati,
  • movimenti attivi con o senza sovraccarichi o resistenze elastiche,
  • posizioni e movimenti in grado di ridurre momentaneamente il dolore provato dal paziente,
  • attività che migliorano la capacità di carico dei tessuti coinvolti.

Tutti gli esercizi vengono adattati al livello di tolleranza del paziente e rispettano i tempi biologici e clinici del recupero.

 

Educazione e autogestione

Una parte importante del trattamento consiste nell’aiutare il paziente a comprendere il significato dei propri sintomi, a riconoscere i fattori che li influenzano e a sviluppare strategie pratiche per gestirli.

L’intervento educativo comprende:

  • consigli su come gestire le varie attività lavorative, sportive e sociali,
  • spiegazione del corretto dosaggio dell’attività fisica in relazione al dolore,
  • adattamenti ergonomici (es. ergonomia sul lavoro),
  • ri-concettualizzazione della sintomatologia, sfatando alcuni falsi miti e imparando nozioni nuove e aggiornate.

L’obiettivo è sempre quello di restituire al paziente il controllo sul proprio corpo e sul proprio percorso di cura.

 

Terapia manuale

In alcuni casi, l’uso di tecniche di terapia manuale può essere utile per:

  • modulare momentaneamente la sintomatologia, riducendo il dolore,
  • facilitare la successiva esecuzione degli esercizi,
  • rilassare i tessuti (e il paziente).

La terapia manuale viene sempre utilizzata in modo integrato, mai come unico trattamento, e deve essere inserita all’interno di un percorso più ampio di recupero attivo.

 

Quanto tempo ci vuole per stare meglio?

Uno degli aspetti più delicati nella gestione delle sindromi da intrappolamento nervoso riguarda le tempistiche di recupero. È comprensibile voler sapere “quanto ci vorrà”, ma la risposta non può essere univoca: dipende da diversi fattori legati al tipo di disturbo, alla sua durata, al contesto personale e alla risposta individuale al trattamento.

 

Tempi di recupero

Nei casi più lievi o recenti, legati a posture prolungate o sovraccarichi temporanei, è possibile osservare un miglioramento significativo già dopo poche settimane di trattamento mirato (dalle 2 alle 6 settimane).

I casi più complessi o di lunga durata, possono richiedere mesi di trattamento graduale, con fasi di miglioramento non lineari.

È importante sottolineare che il miglioramento può essere “non lineare”: è normale avere fasi di fluttuazione dei sintomi, anche quando il percorso è in evoluzione positiva. In altre parole, ci saranno “giornate no” e conviene metterlo in conto fin da subito!

 

Fattori che influenzano il decorso

Tra gli elementi che possono incidere sui tempi di recupero ci sono:

  • durata e cronicità dei sintomi;
  • presenza di condizioni associate (es. diabete, infiammazioni sistemiche, patologie articolari);
  • grado di irritabilità del nervo e dei tessuti circostanti;
  • strategie adottate dal paziente nella quotidianità (gestione del carico, stress, sonno, ergonomia);
  • livello di aderenza al trattamento (partecipazione attiva, costanza negli esercizi, comunicazione efficace);
  • paura, catastrofizzazione, rimuginazione e chinesiofobia (paura del movimento)…
  • credenze o concetti mal-adattativi, spesso indotti da clinici non correttamente formati.

 

Quando è utile fare un approfondimento

Durante la valutazione, può emergere la necessità di coinvolgere altri professionisti o di eseguire esami strumentali, soprattutto se:

  • i sintomi non rispondono al trattamento dopo un periodo ragionevole di tempo;
  • si manifesta una perdita di forza progressiva;
  • sono presenti alterazioni della sensibilità persistenti e significative;
  • si sospettano altre patologie di natura non muscoloscheletrica.

In questi casi, la fisioterapia può continuare a essere parte del percorso, ma è fondamentale integrare le competenze per garantire la sicurezza e l’efficacia dell’intervento.

 

Domande frequenti su neurodinamica e disturbi da intrappolamento nervoso

 

Esistono degli esercizi per il nervo?

Sì, esistono esercizi specifici chiamati esercizi neurodinamici, che possono aiutare a migliorare la capacità di carico e la tolleranza meccanica del nervo.

Vanno eseguiti solo se indicati, con dosaggio e progressione personalizzati. In alcuni casi possono essere utili, in altri è preferibile procedere con approcci alternativi o più graduali.</p>

Nonostan

te gli esercizi neurodinamici vengano solitamente proposti come esercizi specifici per i nervi periferici, occorre precisare che la neurodinamica coinvolge anche numerose altre strutture muscoloscheletriche.

 

Il nervo guarisce da solo?

Il sistema nervoso periferico può tornare a uno stato di equilibrio anche senza interventi specifici, se vengono rimossi i fattori che mantengono il problema.

Il trattamento fisioterapico può contribuire in modo significativo a modulare la sensibilità del sistema nervoso, migliorare la funzione e ridurre l’impatto del dolore sulla vita quotidiana.

Più che “g

uarire da solo”, il sistema nervoso ha bisogno di condizioni favorevoli per riorganizzarsi: movimento, gradualità, sicurezza e strategie personalizzate sono le chiavi per favorire il cambiamento.

In alcune situazioni, se la compressione o l’irritazione si risolvono spontaneamente, i sintomi possono migliorare anche senza trattamento.

 

In caso di dolore neuropatico è utile fare una risonanza?

La risonanza magnetica può essere indicata in alcuni casi selezionati, soprattutto quando si sospettano cause strutturali importanti o se i sintomi non migliorano nonostante il trattamento conservativo.

Nella maggior parte dei casi, però, una buona valutazione clinica è sufficiente per decidere se e quando richiedere esami strumentali.

 

È vero che se sento formicolio è colpa del nervo infiammato?

Il formicolio è un sintomo comune nei disturbi del sistema nervoso periferico, ma non è necessariamente legato a un processo infiammatorio.

In molti casi, si tratta di una risposta del sistema nervoso a una modificazione della sua sensibilità, dovuta a sollecitazioni meccaniche, stress prolungato o alterazioni del contesto neurofisiologico.

Il termine “nervo infiammato” viene spesso usato in modo improprio per spiegare sintomi come il formicolio o l’irradiazione, ma è più corretto parlare di sensibilizzazione o irritabilità del nervo. Questi fenomeni possono essere reversibili e non implicano per forza un danno anatomico.